Ortesi per CMT

Stato di avanzamento: In sviluppo

Circa 1 anno fa siamo stati contattati dalla Direzione Scientifica dell’Associazione Italiana Charcot Marie Tooth Onlus (AICMT), impegnata da anni nella promozione scientifica del trattamento riabilitativo della malattia di Charcot Marie Tooth.

Modello ortesi ver. 01

La malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) è una polineuropatia sensitivo-motoria dovuta all’alterazione di uno dei numerosi geni, alcuni dei quali ancora non noti, che determinano la formazione del nervo. Nonostante la definizione "sensitivo-motoria", i disturbi sono dovuti prevalentemente all’indebolimento dei muscoli, che consegue alla degenerazione delle fibre nervose motorie. La malattia si presenta in forme di gravità variabile, e colpisce prima le gambe e i piedi, in seguito e di solito in maniera meno grave alle mani. Per una descrizione più approfondita della malattia di Charcot-Marie-Tooth,  vi rimandiamo al sito dell'associazione. Il disturbo tipico di questa malattia è il cosiddetto 'piede cadente', un disturbo caratterizzato dall''incapacità di tenere sollevato il piede, che così tende a pendere dalla caviglia, causando problemi nella deambulazione.

La ragione del contatto riguardava la necessità di realizzare una ortesi per i pazienti affetti da questa malattia rara, ed eventualmente di acquistare una stampante nel caso il test fosse andato bene.

Una ortesi è, come definito dalla Organizzazione Internazionale degli Standard, un 'dispositivo esterno utilizzato al fine di modificare le caratteristiche strutturali o funzionali dell'apparato neuro-muscolo-scheletrico'. In pratica si tratta di un tutore, un'apparecchiatura ortopedica o simili, utilizzati in ortopedia o traumatologia nel trattamento di alcune patologie.

In passato, l’AICMT si è fatta promotrice di diversi studi finalizzati a tale scopo. Uno in particolare (Gait analysis in a patient with severe Charcot-Marie-Tooth disease: a case study with a new orthotic device for footdrop.) di un dispositivo per aiutare questi malati, denominato "Soft Footdrop Insert" (SFI)  costruito con un foglio di Veolform. L'idea era di provare a realizzare un dispositivo simile a quello realizzato in precedenza, ma utilizzando un materiale flessibile stampato in 3D invece di quello in fogli usato in precedenza, principalmente per avere dispositivi con una durata temporale più lunga.

La prima fase perciò è stata condotta provando a realizzare questa idea, ma si sono presentate subito 2 difficoltà: la prima era la realizzabilità del modello preparato, molto sottile ed alto 35 centimetri, molto difficile da stampare. l'altro problema era costituito dai limiti di peso, 50 grammi al massimo, difficile da rispettare con un materiale non espanso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                      Modello ortesi ver. 01 con supporti

Ortesi ver. 01 appena stampata completa di supporti

Abbiamo comunque lavorato su quel modello migliorandone la forma, assottigliando la parete per risparmiare peso, e aggiungendo due rinforzi laterali per sostenere il peso a sbalzo del piede. Il materiale scelto è stato il TPC-FLex-65, un materiale flessibile, ma semi-rigido ed a memoria di forma.

Al modello abbiamo poi aggiunto basi e contrafforti per cercare di far stare fermo l'oggetto durante la deposizione degli strati, cosa non facile con materiali flessibili. Dalle foto qui a sinistra potete infatti notare che dopo un tentativo durante il quale l'oggetto si è staccato dal piano di stampa, è stato necessario aggiungere altri supporti e basi.

Il tempo necessario per realizzare la stampa ha superato le 22 ore.

Purtroppo abbiamo scoperto che questa versione del progetto aveva diversi difetti:
1 - il materiale stampato in quel modo era diventato troppo rigido
2 - il verso degli strati era disposto nel verso perpendicolare allo sforzo richiesto, e quindi dopo un po' di flessioni l'oggetto ha cominciato ad avere problemi di distaccamento degli strati
3 - Il peso era eccessivo (62gr.) nonostante fosse vicino al target previsto.

Questo primo insuccesso non ci ha fatto rinunciare al progetto, che anzi si è trasformato da un semplice test di stampa ad un progetto in collaborazione.

Ora stiamo riprogettando il dispositivo, ma con questo primo tentativo abbiamo dimostrato una volta di più che con questa tecnologia è spesso necessario ripensare diversamente gli oggetti che dobbiamo realizzare.

Ringraziamo la AICMT onlus per la collaborazione e la disponibilità alla pubblicazione di queste informazioni sul sito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Ortesi ver. 01 appena stampata

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